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Il mare come cantina: lo Champagne che affina sott’acqua

Non si tratta solo di un’operazione di marketing, l’affinamento del vino in mare ha ricevuto negli ultimi anni un interesse crescente e oggi, pur rimanendo una tendenza di nicchia, rappresenta un metodo consolidato per molti produttori sia in Italia che all’estero convinti nel potenziale di questo sistema dal punto di vista enologico.

Cosa succede al vino sott’acqua?

Prima di tutto, la profondità di immersione genera una pressione dall’esterno verso l’interno, sul tappo della bottiglia, che ne migliora il processo di affinamento. La temperatura costante e le correnti stabili contribuiscono all’equilibrio e armonia del vino, così come l’assenza di luce preserva la sua integrità e armonia degustativa. A livello sensoriale i sedimenti marini presenti sulle bottiglie rievocano caratteristiche note minerali lasciando al vino freschezza e note iodate; è la fusione delle energie marine e telluriche.

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Lo Champagne in fondo al mare

Quando parliamo di Champagne in fondo al mare ci riferiamo a vere e proprie cantine subacquee costituite da un insieme di celle in cui vengono sistemate le bottiglie che vengono poi immerse nei fondali marini.

Tra i produttori storici della Champagne che stanno sperimentando l’affinamento in mare troviamo le Maison Leclerc Briant, Veuve Clicquot, Drappier e Frerejean Freres, che per semplici casi fortuiti o visionaria creatività degli Chef de Cave hanno scelto di testare questa pratica, ispirati anche dai recenti ritrovamenti di bottiglie di vino in ottimo stato di conservazione in relitti di navi affondate.

Risale a luglio 2010 il ritrovamento al largo delle isole Aland, nel Mar Baltico, di un relitto affondato nel XIX secolo che conteneva un tesoro di oltre un centinaio di bottiglie di vino tra le quali 47 Champagne firmati Veuve Clicquot datati 1840. Lo straordinario recupero ha permesso l’avvio di importanti analisi da parte della Maison circa gli effetti della conservazione in mare sul vino a livello organolettico in comparazione alle bottiglie custodite nelle Crayères, le cantine storiche di proprietà. La qualità eccezionale del vino ritrovato ha dato il via al progetto denominato “Cellar in the sea”, ovvero un programma di conservazione subacquea di oltre 200 Champagne della Maison.

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100 bottiglie di Yellow Label e 50 Magnum della stessa tipologia, 100 bottiglie di Vintage Rosé 2004 e 100 bottiglie di Demi-sec, tutti già degorgiati e immersi ad una profondità di 43 metri proprio nei fondali dove sono state ritrovate le vecchie bottiglie, con una temperatura dell’acqua costante a 4°C priva di correnti. Questo ambizioso progetto della durata di 50 anni e che prevede assaggi ogni 4 anni, ha l’obiettivo di studiare l’impatto di queste particolari condizioni di conservazione su fattori quali il volume delle bottiglie, le percentuali di vino rosso e l’influenza dello zucchero sull’invecchiamento, con un confronto con gli stessi Champagne custoditi nelle cave “terrestri” della Maison a Reims.

Le prime degustazioni evidenziano come gli Champagne che affinano sul fondo marino risultino più freschi e giovani, con bouquet dalle note agrumate e minore corposità al palato rispetto alle bottiglie conservate nelle cantine che hanno al contrario raggiunto una maggiore complessità olfattiva e gustativa.

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Da quando nel 2012 Hervé Jestin, enologo specializzato in biodinamica, ha assunto il ruolo di Chef de Cave della Maison Leclerc Briant con Frédéric Zeimett come Direttore Generale, l’azienda ha introdotto importanti novità. La più significativa riguarda la realizzazione di una cantina subacquea con 1500 bottiglie di Champagne immerse per l’affinamento ad una profondità record di 60 metri nell’Oceano Atlantico. Il progetto denominato “Abyss”, in collaborazione con la società Amporis ha avuto inizio con la vendemmia 2013 ed è oggi presente sul mercato con i millesimi 2017 e 2018, a dimostrazione del fatto che si tratta di un esperimento ben riuscito. Le uve selezionate per la creazione di queste cuvée provengono da vigne di terreni calcarei in armonia con il sottosuolo sedimentario marino dove le bottiglie affinano, in particolare l’area prescelta si trova della baia di Stiff sull’isola di Ouessant, in Bretagna.

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Lo Champagne Abyss Millésime 2017 della Maison Leclerc Briant è l’assemblaggio di uve Meunier (40%) da vigne di Vrigny, uve Pinot Noir (40%) da vigne di Avenay-Val-d’Or e Chardonnay (20%) da Bisseuil. . Frutto della vendemmia 2017, questo Champagne Millésime è stato imbottigliato a luglio 2018, degorgiato a luglio 2021 e posato sul fondo dell’oceano a settembre dello stesso anno. Le bottiglie, in quantità estremamente limitata, sono state recuperate a luglio del 2022 dopo 11 mesi in immersione. Uno Champagne ricco ed intenso dalla straordinaria freschezza, il naso è minerale con note lievemente iodate e gessose che incontrano gli aromi fruttati di pesca, mela e rabarbaro e note vegetali di verbena, camomilla e tè al gelsomino. Dopo qualche istante si sprigionano note di lime, liquirizia, agrumi, mandorla e rosa. L’assaggio è pulito e fresco con un perlage delicato e cremoso. Pieno e rotondo lo Champagne Abyss mostra una deliziosa acidità e mineralità e concentra la ricchezza fruttata di un'annata generosa. Stesso concetto di affinamento subacqueo anche per lo Champagne Rosé Abyss Millésime 2018, medesimo assemblaggio di Meunier, Pinot Noir e Chardonnay della vendemmia 2018. Imbottigliato a luglio 2019 e degorgiato a luglio 2021, lo Champagne Abyss è stato posato sul fondo dell’oceano a settembre dello stesso anno, con 10 mesi di immersione nelle profondità marine. Una cuvée dalle note agrumate e iodate in perfetta armonia con il palato cremoso dalla salinità raffinata. Uno champagne unico nel suo genere.

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